Perché la particella di Dio non ci fa viaggiare come la luce?

Martedì 19 Gennaio 2016 ore 21:00

 Palazzo Banci Buonamici,

Sala Enzo Biagi

via Ricasoli 25, Prato

Cafferenza

con Roberto Casalbuoni - Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze

Moderam Franco Bagnoli - Dipartimento di Fisica e Astronomia & CSDC, Università di Firenze

Introduce Antonio Mauro, R.S. Ricerche e Servizi s.r.l. Prato

Con il patrocinio del Comune di Prato

L’identikit di conferma deriva da due esperimenti condotti nell’estate del 2012 nel più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (LHC), del Cern di Ginevra. Particelle subatomiche sono accelerate, in un tunnel circolare di 27 km, fino quasi alla velocità della luce e fatte scontrare fra loro. L’analisi delle particelle prodotte in queste collisioni sembra confermare che il bosone di Higgs è del tutto simile a quello previsto dalla teoria.

Grande clamore ha suscitato lo scorso settembre l’annuncio dell’identikit del “bosone di Higgs”. Di questa particella, teorizzata dal fisico Peter Higgs e impropriamente battezzata “particella di Dio”, mancavano prove sperimentali dell’esistenza.

Ma come mai è così importante il bosone di Higgs e perché non possiamo viaggiare alla velocità della luce? Quali sono i rapporti che lo legano con i costituenti elementari dell'universo? Attraverso l’uso dell’LHC si potrà forse spiegare cos’è la "materia oscura”.