Informatica: sostantivo femminile? Ada Byron contessa di Lovelace, un’informatica ante litteram

Giovedì 10 Marzo 2016 ore 21:00

moderano:

Gianna Reginato, ICCOM-CNR e Francesca Camilli, IBIMET-CNR

Cafferenza

con:

Donatella Merlini e Maria Cecilia Verri

Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni “Giuseppe Parenti”, Università di Firenze

Il termine “informatica” viene coniato intorno al 1960 come fusione delle parole informazione e automatica, per definire il trattamento automatico dell’informazione tramite calcolatori elettronici. Perciò definire informatica Ada Byron, vissuta nella prima metà del 1800, può sembrare un controsenso. Eppure nel suo lavoro si trovano le idee che stanno alla base del moderno pensiero computazionale e della teoria dei linguaggi di programmazione. Una conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che la scienza informatica viene prima dei calcolatori.

Ada Byron è una figura originale, cresciuta nella classe nobiliare inglese, figlia di un barone e moglie di un conte, ma pur sempre nell’Inghilterra della rivoluzione industriale, dotata di grande curiosità e fantasia, sembra unire in sé lo spirito romantico e incostante del padre con l’amore per la scienza, che le era stata imposta dalla madre. E’ difficile stabilire quale sia stato il contributo scientifico originale di Ada (i suoi biografi sono schierati su posizioni opposte) ma è invece certo che la sua apertura mentale e la sua curiosità l’hanno portata a immaginare cose che verranno realizzate oltre un secolo dopo.

Nonostante questa partenza al femminile, il gap di genere nel mondo informatico è ampio anche ai giorni nostri, e non solo, come avviene in altre discipline, ai livelli dirigenziali: già a partire dall’orientamento scolastico il numero di donne che intraprende studi informatici è decisamente basso.

(Immagine di Pia Valentinis,  tratta da “Numeri e poesia”, Editoriale Scienza)